Premessa.
L’ultimo atto della XVI legislatura è stata l’approvazione della riforma forense (a chi non l’avesse ancora vista consiglio il come al solito tempestivo esaustivo speciale di LeggiOggi ).
A me la riforma non piace per molti motivi. E non mi riferisco solo al fatto che mi costringerà a frequentare una scuola forense e sostenere un esame finale per diventare cassazionista. Mi riferisco soprattutto alle cose che mancano.
Un motivo di ordine generale è che, a mio avviso, la riforma non guarda avanti ma indietro.
Quello di più specifico interesseœratione materie per questo blog, è che nel riformare l’esame di Stato si è persa una™enorme occasione di sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia.
Partiamo dall’origine dell’idea: alcuni mesi fa, in fila ai depositi presso la Commissione Tributaria Provinciale di Roma, mi sono trovato di fianco due praticanti che discutevano animatamente dell’esame di avvocato e delle sue storture. In particolare della ingiustizia che l’esame si tenesse solo una volta l’anno, e dell’aleatorietà ricollegata ai meccanismi di correzione dei compiti.
Mentre i due praticanti parlavano la parte più geek del mio cervello inziava a rimuginare su come un uso intelligente della tecnologia avrebbe potuto migliorare l’equità e – conseguentemente – garantire una maggiore preparazione dei promossi.
Visto che la fila era lunghetta l’ho usata per scarabocchiare sul mio iPad le mie riflessioni, grossolanamente organizzate.
Sinora non avevo mai trovato la scusa per diffonderle. Ora, l’approvazione della riforma, mi ha fatto venir voglia di usare quelle mie note disordinate come provocazione, per evidenziare tutte le cose di cui i nostri sapienti legislatori/colleghi non hanno nemmeno provato a ragionare: hanno disegnato, infatti, un’abilitazione alla professione forense che valuta gli aspiranti colleghi sulla base di un esame che non riflette minimamente il modo in cui costoro dovrebbero lavorare qualora passassero l’esame.
Con particolare riferimento al più eclatante dei peggioramenti introdotti dalla riforma appena approvata (quello che, di fatto, rende l’esame di abilitazione alla professione forense quasi identico a quello in magistratura) mi viene da chiedere: quanti di voi redigerebbero un parere o un atto senza aver verificato gli orientamenti giurisprudenziali in materia?
Ma, soprattutto, più in generale e con maggiore aderenza all’oggetto di questo blog, quanti di voi redigerebbero un parere a mano libera su foglio protocollo?
Dopo la premessa, ecco le note disordinate di cui dicevo sopra.
Ovviamente prendetele per quello che sono, nient’altro che un modo per riempire mezzora di tempo durante l’attesa in fila.
Mi piacerebbe, però, che servissero come spunto per una discussione riguardo tutto ciò che significa fare la professione in questo millennio e che non è stato nemmeno preso in considerazione da coloro che hanno scritto la riforma.
I vostri suggerimenti su come migliorare la scaletta, critiche, riflessioni, controproposte, sono, come sempre, i benvenuti. Magari metteteli nei commenti al blog piuttosto che soltanto in giro per i social network, così se il dibattito si sviluppa fiorente magari in futuro ci troviamo già pronta da coordinare una vera proposta “social” di come dovrebbe essere l’esame 2.0.
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ESAME DI AVVOCATO 2.0: APPUNTI SPARSI
COME. Cominciamo col cambiare supporto fisico. Oggi nessuno scrive più a penna un ricorso o un parere. Se dobbiamo valutare la preparazione di chi dovrà scrivere atti o pareri per i clienti, valutiamolo all’opera sul suo strumento ordinario di lavoro. Un computer.
In ossequio ai principi del riuso e dell’economicità (1), si potrebbe commissionare una configurazione di Linux adatta per installare sui vecchi computer dismessi della PA una serie di terminal locked machines, con solo un editor base di testo. In realtà si potrebbe anche optare per una soluzione web tipo chrome, configurata in modo che non navighi liberamente su internet ma possa solo aprire un editor online, e magari anche una banca dati di sola giurisprudenza creata ad hoc (ovvero, dovendo aderire alla prospettiva della riforma forense di consentire l’uso dei soli testi di legge, direi che sarebbe sufficiente consentire l’accesso al portale governativo normattiva).
Se la soluzione del riuso è troppo complicata si fa un bando per acquistare hardware standard entry level adatto all’esigenza. Dovrebbe costare molto poco.
(1) e visto che stiamo comprando/riusando, mettiamone 30 in più e li regaliamo alla Cassazione anche per l’esame da cassazionista.
DOVE. Istituiamo in ogni sede di corte d’appello una sala con un numero di computer adeguato al numero di persone che ogni anno provano l’esame. Ad esempio, a Roma provano 6.000 all’anno. Contando 5 giorni a settimana per le settimane di apertura del tribunale e dividendo il numero di candidati per il numero dei giorni, dovrebbero bastare 25-30 pc. Con 50-60 pc possiamo anche sopportare due tentativi all’anno per praticante.
La sala sarà ovviamente presidiata 5 gg a settimana da 2 o 3 avvocati, diversi ogni giorno, con almeno 5 anni di esperienza, estratti a sorte tra tutti i componenti della categoria (ci capiterà si e no una volta ogni tanto di fare il guardiano. Assolutamente accettabile).
QUANDO. Il praticante che ha i requisiti di laurea e compiuta pratica, quando si sente pronto si prenota per il giorno a lui più comodo tra quelli liberi (via internet ovviamente) va e sostiene l’esame. Tre giorni di fila. Non ci si può iscrivere più di due volte all’anno (eventuali spostamenti – comunque in numero non superiore a uno all’anno – sono valutati da un’apposita commissione e devono essere debitamente motivati). Ci si può prenotare solo se:
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non si è contemporaneamente iscritti a una sessione antecedente a quella che si cerca di prenotare e non ancora conclusasi con la correzione, oppure
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se non si è superato il precedente tentativo.
CORREZIONE. L’editor di testo locked prevederà un bel pulsante in alto o in basso allo schermo dove è scritto “SPEDISCI” (2). Quando il candidato ha terminato il suo atto quotidiano cliccherà su quel pulsante e il compito verrà spedito in forma anonima a 3 avvocati, anch’essi scelti in modo random tra tutti gli iscritti alla categoria (sempre in modo che la ripartizione del lavoro sia equa). Per ciascuno dei tre compiti del candidato verranno estratti tre diversi iscritti alla ordine da almeno 5 anni per correggerlo. Ciascuno dei tre colleghi designati a correggere, che probabilmente si troveranno in diverse parti d’italia, iscritti a diversi ordini, e non si saranno mai incontrati, legge l’atto e da un voto numerico. Il voto finale ha dato dalla media dei tre.
Ovviamente va previsto un meccanismo di controllo in modo che quei colleghi che danno voti troppo più bassi o troppo più alti degli altri in modo statisticamente troppo anomalo possano subire richiami ed essere tenuti a giustificare il voto con previsione di sanzioni disciplinari per i casi più gravi.
La correzione di un elaborato attribuisce al collega che corregge 2 crediti formativi. Non si può rifiutare l’incarico più di una volta all’anno, salvo documentato e inderogabile motivo. In ogni caso non si può rifiutare più di 3 volte.
(2) Nella opzione web-editor, il sistema funzionerebbe che quando si clicca “SPEDISCI” il sistema carica gli scritti in un sistema di repository documentale (ad esempio è ottimo quello open source che usa la Corte di Giustizia UE: www.alfresco.com), che li anonimizza. Da li vengono attribuiti sempre in automatico ai correttori designati, avvisati con la PEC. Chi riceve l’avviso entro 30 giorni, deve loggarsi scaricare il compito, correggerlo e attribuirgli un voto numerico.
SCELTA DELLE TRACCE: si incaricano tutti i professionisti che faranno da presidio alla sala in un certo giorno di preparare due tracce a testa (possibilmente risolvibili alla luce di una sentenza uscita negli ultimi 2-3 anni) che devono essere pronte almeno 5 giorni prima del loro turno. Anche in questo caso si può prevedere un peer review incorociata e random per la âœnon astrusità. Poi un software apposito crea una banca dati dal contenuto mobile automatizzato, nella quale ci sono sempre le tracce fresche di 20-30 giorni tra cui sono estratte quelle della sezione giornaliera. Ovviamente quelle che sono state estratte vengono espunte dalla banca dati mobile e archiviate. Quelle scadute temporalmente e non usate vanno in un database – archivio, dal quale possono essere estratte decorsi non meno di sei mesi, per rialimentare la banca dati corrente, da cui sono estratti i compiti.
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UNO SGUARDO OLTREOCEANO: Per i colleghi che pensassero che vivo in un mondo di fantascienza, li invito ad andarsi a vedere il LAPTOP PROGRAM FOR THE NYS BAR EXAMINATION, ovvero il piano attraverso il quale – grazie a una convenzione con la casa di software examsoft – l’ordine degli avvocati di New York consente agli esaminandi non solo di sostenere l’esame al computer, ma addirittura sul proprio portatile, recandosi in una sede d’esame ad hoc e portando il proprio portatile (che deve prima essere certificato, sempre via software credo).
Per poter usare il proprio portatile bisogna previamente acquistare il software che costa 100 $, ma vi sfido a trovare un candidato all’esame di avvocato (in tutta Italia) che reclinerebbe la possibilità di spendere 100 euro in più per poter scrivere i pareri e l’atto sul computer invece che a mano.
Se qualcuno del CNF leggesse questo articolo e volesse farsi un’idea su come materialmente funziona il sistema a NY, la examsoft ha pubblicato sul proprio sito anche una pagina con i video di spiegazione di come funziona il software (li trovate a questo link): in pratica il software blocca il computer in modo che per tutta la durata del test non possa essere usato nient’altro che il software si cui gira l’esame, che supporta sia domande a risposta multipla che la scrittura libera di temi (“essays“). Quando si finisce si preme fine e viene generato il file immodificabile con marca temporale dell’esame. Entro il giorno successivo (anche da casa) bisogna inviarlo via internet sempre dal programma (nella sede d’esame tutte le connessioni internet e/o telefoniche sono schermate).
Come vedete non si tratta affatto di fantascienza ma, semplicemente, della necessità che chi ha ruoli decisionali conosca e sappia sfruttare le possibilità che il progresso ci mette a disposizione.
Proposta molto interessante.
L’unica cosa che mi lascia perplesso è il bacino di possibili valutatori della prova: “tutti gli iscritti all’albo da almeno 5 anni” forse è un bacino troppo poco qualificato. Pensaci..
ciao
Ciao Andrea. Sinceramente non é che io mi sia fermato tanto a pensarci, ma per quanto mi riguarda 5 anni di professione ben fatti non sono pochi. Si potrebbe magari dividere i valutatori in tre fasce di anzianità professionale (5-10/10-20/oltre 20) e far si che gli scritti vengano indirizzati, sempre in modo random, a uno per ogni categoria. Tu cosa suggeriresti?
Ottima proposta. Potrebbe essere rivista e migliorata in alcuni dettagli, ma nel complesso mi sembra assai sensata.