Ieri sono stato a un interessantissimo convegno alla LUISS di Roma intitolato: “Informatica giuridica e diritto delle tecnologie dell’informazione: la lezione di Renato Borruso, Vittorio Frosini ed Ettore Giannantonio nella società digitale”.
Il prof. Renato Borruso è stato una figura importante per me. Informatica Giuridica è stato (ne sono quasi sicuro) il primo esame che ho dato alla LUISS.
La materia in sè, il suo contagioso entusiasmo, il suo ottimismo futurista, e la sua visione umanistica del domani telematico mi hanno dato un inprinting della cui ampiezza mi sono reso conto solo da poco, quando ho iniziato a guardarmi indietro alle tante cose “strambe” e “innovative” che stavo provando a fare, anche in una materia tradizionalmente “analogica” come il tributario.
Ho deciso allora di pubblicare la tesina che feci per l’esame di Informatica Giuridica nel 1995, saltata fuori di recente tra le tante cose dei figli ormai lontani che mia madre custodisce gelosamente in Sardegna.
Il titolo era lo stesso di questo post, e già di per se dice tanto sulla visione del docente che l’ha assegnata:
Natura, funzione e filosofia del BIT. Verso un mondo meno umano, ovvero più umano.
Ho trasformato la trascrizione della tesina, preceduta da una breve introduzione, in un post su Medium, che chi fosse interessato può leggere a questo link.
Fa un po’ impressione rileggere ora quello che ho scritto ormai 20 anni fa. Fatemi sapere che ne pensate.
(*) Se qualcuno, per motivi che mi sfuggono, invece che leggere la trascrizione su Medium fosse interessato a fini archivistici al reperto archeologico spuntato dalla mia stanza di gioventù in Sardegna trova la scansione su scribd a questo link.
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